Anatomia di un Miracolo
Intervista con il Dottore e la Signora Gatz
Residenza Giovanna Jugan, San Pedro, CA
Febbraio 2009
Il Dottore Edward Gatz venne guarito di cancro terminale nel 1989 per intercessione della Beata Giovanna Jugan. La sua guarigione rappresentò il miracolo che aprì la porta alla canonizzazione della nostra fondatrice.
Il Dottore e la Signora Gatz vennero intervistati alla Residenza Giovanna Jugan a San Pedro, CA, dove si erano uniti alle Piccole Sorelle per celebrare l’annuncio della data di canonizzazione.
PSDP: È vero che prima della sua malattia, Lei non conosceva Giovanna Jugan?
DOTTORE: Non avevo mai sentito parlare di lei.
PSDP: Può ricordarsi di come Lei si sia sentito quando le hanno diagnosticato il cancro?
DOTTORE: Ero fortemente depresso. Non cercavamo neppure un cancro all’esofago…. Volevano rigorosamente fare una colonscopia, pensando che si potesse trattare di un cancro al colon trasversale come aveva avuto mia madre. Ella era morta all’età di 45 anni. La brutta notizia giunse quando mi svegliai ed il mio collega che era con me, mi comunicò che c’erano brutte notizie. Si trattava di un cancro all’esofago. Era veramente una brutta notizia. Ero veramente depresso. Egli veniva da me, giorno dopo giorno, chiedendomi se avessi intenzione di fare qualcosa ed io dicevo: “Sì, ma non ora. Sono semplicemente troppo depresso”. Egli era solito portarmi cose da leggere, cosa che io facevo.
Probabilmente cinque o sette giorni dopo, egli venne e mi disse che aveva parlato a due chirurghi: uno della Clinica Mayo e l’altro dell’ Università di Chicago. “Sono uno meglio dell’altro”, disse, “ quindi puoi andare a Chicago o a Rochester”. Ma aggiunse che avrei avuto un tipo di chirurgia palliativa. Il fratello di Giovanna aveva fatto la specializzazione alla Clinica Mayo quindi non vi era alcun dubbio su dove andare. Fu lì che incontrammo il Dottor Victor Trastek. Direi che la mia profonda depressione e disperazione, vennero mitigate dal fatto che ero molto grato per aver vissuto più a lungo di mio padre – che era morto all’età di 39 anni – ed io ora avevo 51 anni. Avevo un fratello che morì all’età di 45 o 46 anni e gli ci vollero due anni per morire. Quindi pensai che avevo vissuto più a lungo di loro due. Quindi è “un bonus” secondo la scuola medica. Che cosa altro potevo chiedere?. Pensavo solo a come sfruttare il tempo che mi restava. Ricevetti l’estrema Unzione …. era come ricevere una grazia in bottiglia… Poi andammo a Messa alla Clinica Mayo poco prima della mia ammissione ed il sacerdote mi unse ancora. Posso dirvi, quantitativamente, che fu eccezionale. Affrontai l’operazione chirurgica come fosse una camminata nel parco…. fu così semplice! … Fu così che passai dalla disperazione ad essere in grado di dire: “Sia fatta la volontà di Dio “guardando alle mie benedizioni.
PSDP: Quindi Lei ha affrontato la chirurgia palliativa?
DOTTORE: Sì, è stata chirurgia palliativa , il che significa che non era curativa essendo una malattia sistematica. Insegui soltanto i tumori – quelli grandi – della dimensione dei miei pugni raddoppiati nel mio torace, nell’esofago, nella cavità dello stomaco. Non si è mai ritenuto che fosse curativo. Subito dopo, gli oncologi vennero per suggerirmi la chemioterapia. Io dissi: “Perché dovrei farlo? Mi curerete?”. Essi risposero: “Oh no, oh no !”. Io dissi: “ Allora perché dovrei farlo?”. Essi dissero che forse avrebbero prolungato la mia vita. Quindi io chiesi se loro avessero realmente potuto prolungare la mia vita o accorciarla. Essi risposero che non lo sapevano . Quindi io replicai: “Bene, se voi non potete curarmi e non mi garantite di prolungare la mia vita, perché dovrei farlo?”. L’oncologo disse: “Io non lo farei”. Fu una risposta onesta da medico a medico. “ Io non lo farei se fossi in Lei. Perché passare attraverso quello?”. Poi giunsero le persone della medicina nucleare. La reazione fu la stessa. Così, le considerai entrambe e le rifiutai.
SIGNORA GATZ: Potevo intuire il risultato dall’aspetto del viso dell’amico e collega di Ed, del gastroenterologo, quando uscirono e ci chiamarono nella sala d’attesa chirurgica. Ci condussero in un’altra stanza. Sia io che mio figlio sapevamo che qualcosa di cupo era in arrivo. Dissero solo che si trattava di un grande tumore all’esofago. Il gastroenterologo ritenne che l’avesse già da molto tempo. Non era possibile pensare che non lo sapesse. Ma Ed non ne era a conoscenza. Non aveva mai avuto problemi digestivi e nessun altro sintomo al di fuori di una normale gastrite di cui soffriva. Il medico affermò che aveva un brutto tumore ed una aspettativa di vita di sei mesi, massimo un anno. Ovviamente ci sentivamo devastati. Era come avere la testa vuota. Ti senti intorpidito. Eravamo stati presi alla sprovvista ed io lo comprendevo, tornando a casa ed osservando Ed che non sapeva che cosa avrebbe fatto. Non appena arrivai a casa, andai al telefono e chiamai Padre McGloin. Gli spiegai la situazione e mi chiese che cosa Ed avesse intenzione di fare. Io risposi che non sapevo se egli decidesse di fare qualcosa . Io dissi: “ Questo è qualcosa che lo ucciderà inesorabilmente. Il Padre disse: “ Bene, sai, i medici non hanno sentito parlare di Giovanna Jugan”. Io ritenevo fosse un medico con una cura rivoluzionaria ( ride ) e quindi dissi: “ Chi è, Padre?”. Egli mi disse che era la fondatrice delle Piccole Sorelle dei Poveri ed io riconobbi immediatamente l’ordine, sebbene, all’epoca, non conoscessi nessuna di loro. Egli disse che avrebbe iniziato a pregare giornalmente senza eccezione per la guarigione. Dissi al Padre che io pure sarei stata felice di pregarla. Quindi, vede, egli non l’aveva mai invocata prima di allora e ritengo sia stato ispirato in modo divino. Egli scrisse una preghiera dal momento che non aveva neppure la preghiera della novena alla Beata Giovanna Jugan. Infatti egli non sapeva, all’epoca, che ella fosse Beata. Mi inviò una copia della preghiera in Minnesota, durante il periodo di degenza chirurgica di Ed. Mi inviò una lettera dicendomi che aveva una piccola amica in Paradiso… Dovunque io andassi, la preghiera veniva con me. Divenne parte della mia preghiera quotidiana. Quindi ritengo non vi sia alcun dubbio sia stata lei ad intercedere. Naturalmente , insieme alle preghiere di Padre McGloin, a lei. Ella udì le sue preghiere poiché egli aveva un rapporto speciale con lei.
DOTTORE: Un commento – Io pure ebbi una copia della novena per pregare. Io avevo sempre avuto i miei Santi, e, ogni tanto, ne acquisivo uno nuovo, lungo la strada. Così Giovanna Jugan venne lungo la mia strada e fu come un muro di mattoni. È l’unico modo per poterla descrivere. Il punto è che gli unici due a fare la novena, furono il Padre e Giovanna . Io non avevo fede nella novena e ritenevo che nulla potesse guarirmi. Io pensavo soltanto: “ Mi ritengo fortunato per aver avuto più tempo di quanto potessi pensare. Me lo godrò il più a lungo possibile”. Non pregavo e non ritenevo di poter guarire. Io ero semplicemente il destinatario. Non avevo nulla a che fare con questo. È importante saperlo…. Tutto accadde semplicemente per una ragione.
PSDP: Come si sentì quando seppe che era guarito?
DOTTORE: Non so se ebbi mai la sensazione di essere guarito. I bozzi sulle mie mani, che indicavano che il cancro era sistematico, iniziarono a diminuire e a divenire normali. Pensai che erano trascorse sei/sette settimane. Questo significa qualcosa. Ma non volevo supporre niente ed andavo di controllo in controllo. Anche dopo cinque anni che si presume di essere guariti, la malattia può avere una recidiva, essendo sistematica. Mi venne detto, dalla mia compagnia assicurativa, due anni e mezzo dopo la mia operazione chirurgica, che avevo una polizza sulla disabilità e che avevo una aspettativa di vita di soli sei mesi, ma non fu così, quindi era una frode. Essi volevano indagare. Facemmo tutto ciò che era stato richiesto dalla compagnia assicurativa. Poi chiesero di contattare la Clinica Mayo per appurare che il tumore ci fosse stato e fosse stato analizzato… Scoprirono che il mio era fra i tumori più aggressivi. Potevo a malapena avere ancora quattro mesi di vita. Lo sapevo. Erano passati due anni e mezzo … Dopo un certo periodo di tempo, potevo dire a tutti che io sono un miracolo vivente… Un miracolo che cammina! Mi vennero diagnosticati da quattro a sei mesi di vita e pare che questa fosse addirittura una diagnosi ottimistica.
SIGNORA GATZ: Per quanto si sappia della sua guarigione, ogni volta che andavamo a ritirare il risultato di una risonanza magnetica, eravamo in apprensione fino al risultato. Egli era in grado di leggerne i risultati subito, dal momento che egli conosceva sia chi gli aveva ordinato gli esami, sia chi li diagnosticava. Gli dissero immediatamente che cosa era evidente e fu chiaro. La percezione che egli ebbe quando udì il risultato, fu incredibile. Specialmente perché il suo collega era con lui durante l’operazione ed aveva portato il tumore ad analizzare in laboratorio. La sera dell’operazione, mio figlio ed io, cenammo con lui ed egli disse che avevano ritenuto di aver rimosso tutto il cancro ma che si sarebbe ripresentato nel giro di sei mesi. Questa è l’ultima cosa che vuoi sentirti dire dopo un’operazione di 6 ore a cui ci si è sottoposti. Che questo ti permetterà solo una sopravvivenza di sei mesi. Ma neppure lui aveva sentito parlare di Giovanna Jugan (ride). Egli non era neppure cattolico…. Ma lo definì un miracolo. Sono sempre stata una persona soggetta a panico ed ho sempre pensato al peggio. Tuttavia avevo in me un sentimento positivo e dissi: “Ed tu starai meglio”. Questa mia sensazione doveva provenire da qualche parte poiché non proveniva da me. Ed avevo così tanta fiducia nell’unione fra il Padre e la Beata Giovanna Jugan e le sue preghiere…che pensai, aggiungo le mie. Avevo dentro di me una sensazione positiva, che era all’interno di una persona che non avrebbe dovuto essere tale, considerando i dati scientifici.
PSDP: È vero che sono intercorsi diversi anni fra la sua guarigione e quando Lei decise di contattare le Piccole Sorelle e parlarne? Che cosa le fece decidere di contattare le Piccole Sorelle?
DOTTORE: Mi trovavo ad una cena cattolica di cultura ed ero seduto accanto ad un Monsignore. Poiché gli raccontai la storia, egli insistette perché gli dessi molte più informazioni. Mi chiese se lo potessi documentare. E così iniziò il processo. L’abbiamo incontrato recentemente e lui non ricorda questa conversazione. Anche Padre McGloin disse che avremmo dovuto attivarci. Per prima cosa volli entrare in possesso della documentazione medica. Sono trascorsi 13 anni da quando si è passati dai video alla digitalizzazione ed i vecchi sistemi non erano stati usati per anni. Non fui in grado di ottenere le cartelle cliniche dalla vecchia macchina che le aveva prodotte. Non funzionava e fu frustrante. Quando iniziammo a stampare, pur non essendo ottimale, i dati significativi erano leggibili e adatti al caso.
SIGNORA GATZ: Per quale motivo Padre McGloin non ci suggerì che noi documentassimo il caso precedentemente? Non era il tipo, né da suggerire, né da ordinare. Si ritirò e lasciò tutto nelle mani di Dio. Continuò a dirci che sapeva che ella era una Santa. Anche dopo che le indagini ebbero inizio… Egli disse: “ Noi sappiamo che ella è una Santa ma questo sarà la volontà di Dio.” Egli era uno che elargiva consigli, suggeriva, ma sempre dietro le quinte…. Così umile, come Giovanna Jugan, da quello che ho letto. Non pensammo mai che Ed potesse essere il miracolo che avrebbe promosso la sua causa di canonizzazione. Poi, un giorno della festa della mamma, io ero in cucina. Questo fu dopo che il Monsignore ci aveva suggerito di documentare il caso. Mi trovavo con due signore consacrate del Regno di Cristo che erano, quella settimana, nostre ospiti. Raccontai loro del miracolo e della guarigione di Ed e dissi: “Devo entrare in contatto con le Piccole Sorelle dei Poveri”. Mi guardarono attonite e poi dissero: “Bene, chiama Madre Margherita a Kansas City. L’abbiamo appena incontrata”. (Le Piccole Sorelle avevano loro dato ospitalità) Esse erano meravigliate che noi non le conoscessimo, essendo a Kansas City. Così chiamai Madre Margherita e lei sembrò molto entusiasta.
DOTTORE: Così tante cose accaddero, cose che le persone non ricordavano di aver detto… una neoplasia occulta……il dermatologo non si ricordò di avermelo detto. Quando vidi la prima volta quei rigonfiamenti sulle mani, pensavo sarebbero scomparsi ma non fu così. Andai a vedere il Dottor Regan, il dermatologo, ed egli iniziò prendere un po’ di azoto liquido per congelarli ed infine gettò tutto nel cestino dei rifiuti. Egli disse: “Tu devi vedere un internista. Tu hai una neoplasia occulta.” In pochi secondi io dissi: “ Jim, tu sai come rendere piacevole la giornata di un ragazzo!”. Egli replicò: “ Sono serio. “ Ed io risposi: “ Lo so che lo sei ma non comprendo come tu possa fare una diagnosi del genere”. Tutti i medici che mi videro da quel giorno in poi, osservavano le mie mani dicendomi: “Nessuno può azzardare una diagnosi da questo…” Il Dottor Regan era un sant’uomo. Io credo che sia stato inspirato dallo Spirito Santo a fare quella diagnosi. Monsignore, venne illuminato dallo Spirito Santo dicendoci di documentare l’accaduto.
PSDP: Quindi, in che modo siete stati coinvolti nel processo di canonizzazione?
SIGNORA GATZ: Madre Margherita fu una persona di una tale cortesia al telefono. Mi chiese di scriverle una lettera e spiegare ogni cosa. Quindi mi sedetti e le spiegai in dettaglio –a grandi linee– tutta la storia. Poi ella chiamò. Ed e parlarono ed io percepii sempre più che quello poteva essere il miracolo. Quindi entrambi le scrivemmo le lettere. E credo lei abbia chiamato Padre McGloin. Il 21 febbraio fu la data della lettera che egli le scrisse. Il 21 febbraio è una data significativa perché quello fu il giorno in cui Papa Benedetto annunciò la data della canonizzazione! Tutto era nelle mani di Dio: era stato una tale rinascita percepire lo Spirito Santo operare nelle diverse situazioni. Non vi era alcun dubbio. Da un lato ti senti impotente, ma lo Spirito Santo prevale. Con i suoi tempi e in modo opportuno, Dio si prende cura di ogni cosa!
DOTTORE: Penso di essere stato inspirato, prima ancora che questo cancro venisse diagnosticato, a fare un master, PHD, MD, un post dottorato – e così via – per poter essere coinvolto nella facoltà del centro medico… In altre parole, dovetti scrivere e pubblicare e passare attraverso comitati editoriali. Maturai esperienza nel conoscere quali potessero essere le domande sorte dai dati e provare ad anticiparle. Mi furono concessi questi doni da Dio prima di ammalarmi. Quindi dovetti applicare questi doni ai miei problemi personali. Dovetti rispondere ad un questionario sulla mia guarigione; in effetti fu un questionario semplice. Ma le domande, per me, erano senza risposta. Io non volevo travisare alcuna cosa. Quindi Giovanna disse: “Portiamo tutto a Padre McGloin” ed egli ci aiutò nelle risposte. In dieci minuti tutto era concluso.
SIGNORA GATZ: il questionario fu un tale ostacolo per Ed ma Padre McGloin lo terminò velocemente. Ebbi la sensazione ci fosse il diavolo. Era sempre lì a creare impedimenti. Ed aveva scritto, a casa, alcune cose al computer che riguardavano la documentazione. Non era mai accaduto. L’intero scritto venne cancellato ed Ed fu costretto a rifarlo di nuovo. Noi non ci fermammo mai, sebbene trovassimo ostacoli sul nostro cammino.
PSDP: Che cosa può dire di Padre McGloin?
SIGNORA GATZ: Io fui la prima a conoscerlo quando ero studentessa all’ Università di Creighton. All’età di 19 anni, frequentavo il suo corso di latino. Non potevi fare a meno di innamorarti di lui a prima vista. Credo fosse l’unica lezione delle otto che io non vedevo l’ora di frequentare. Era un tale santo uomo. Ogni volta che ti avvicinavi a lui, potevi sentire la sua santità, il suo culto per i suoi doveri ed i suoi studenti, e il suo amore per Dio ed il suo ordine gesuita. Sono stata accompagnata da lui. Noi ci sentiamo così benedetti.
DOTTORE: Lo conobbi dopo il nostro matrimonio, grazie a Giovanna. Probabilmente lo incontrai nel campus universitario ma non frequentai alcuna sua lezione, né ebbi alcuna contatto con lui. Ma imparai a conoscerlo meglio quando iniziò a frequentarci con piacere ed iniziò a venire a casa nostra. Senza annunciarsi….
PSDP: Certamente Lei ha imparato a conoscere meglio Giovanna Jugan e le Piccole Sorelle dei Poveri dal 1989. Può dire e condividere che cosa l’abbia maggiormente colpita o toccata nella persona e/o nell’opera di Giovanna Jugan?
SIGNORA GATZ: Quando lessi della sua vita, ho quasi pianto…Pensai a questa donna che si caricò qualcuno sulle spalle, per la strada, fino a portarla nel proprio letto. Pensai al suo amore e alla cura che aveva verso i bisognosi, l’affetto verso gli anziani. Ed e io abbiamo sempre pensato che i bambini, i bimbi ricoverati, dovessero avere molta attenzione e cura e che gli anziani ne avessero molto meno bisogno. Ci siamo preoccupati per le persone che sono più anziane e che non camminano molto bene. E non ci si può dimenticare di quanto i nostri anziani abbiano fatto per noi. Ricordo bene quando mia mamma perse la gamba a causa del diabete…. Ci parve di non poter fare abbastanza per lei, per la donna splendida che lei era. Ecco perché sentii immediatamente una grande affinità con Giovanna Jugan. E poi, quando incontrai le Piccole Sorelle dei Poveri, vi era una tale luminosità in loro, la calda accoglienza con cui ci ricevettero, la loro spiritualità, la gentilezza e le amorevoli cure con cui si rivolgevano agli ospiti della loro Casa. Non riesco ad esprimerla. Vi era una tale serenità in tutto questo. Pace, amore per Dio e spiritualità. Era come se io non volessi abbandonare quel luogo. Voglio restare qui!
DOTTORE: Ebbi la sensazione che Giovanna Jugan fosse come Madre Teresa, ma lei arrivò 100 anni prima. Era lontana ma in anticipo sui tempi.
PSDP: Quali sono i vostri sentimenti oggi che la data della sua canonizzazione è stata annunciata?
SIGNORA GATZ: Stento a credere che sia giunto il momento. Questa data, questo tempo nella vita di ognuno. Non vi è altro da dire se non che siamo sbalorditi. È difficile da capire e chiunque lo ha saputo scuote la testa. Essi sostengono di non aver udito mai nulla di simile in tutta la loro vita. Capisco che cosa vogliano dire.
DOTTORE: Per anni, prima che noi documentassimo tutto questo, vi erano medici del personale che mi vedevano lavorare in ospedale ed erano soliti dire: “Ecco qui il Dottore del miracolo!”. Essi sapevano che si trattava di un miracolo. E le infermiere che mi incontravano in città, affermavano la stessa cosa. “Voi siete il medico miracolato”. Una volta, mentre stavano mettendo in ordine, trovarono in ospedale una biglietto . Si trattava di una richiesta di Messa per le nostre intenzioni e necessità prima che mi sottoponessi all’operazione chirurgica e tutte le splendide infermiere avevano firmato.
SIGNORA GATZ: Noi ringraziamo soltanto Dio per i nostri sentimenti cattolici. È un tale dono. Le persone che non lo possiedono, non possono immaginare cosa significhi avere questo obiettivo comune e questo senso di direzione che tutti desideriamo per raggiungere il Paradiso…
PSDP: Voi sarete presenti alla Canonizzazione?
DOTTORE: A Dio piacendo (ride ) Se Madre Margherita può farcela, posso farcela anch’io. Il dottore e la Signora Gatz saranno presenti alle celebrazioni della Canonizzazione in Ottobre. Saranno raggiunti da Madre Margherita che è ora Superiora presso la Residenza di San Pedro in California. Il Dottore e la Signora Gatz trascorrono ogni inverno un periodo di tempo nel Sud della California, un’altra benedizione della Provvidenza! Padre Richard McGloin è deceduto nel 2005 e celebrerà la Canonizzazione con Giovanna Jugan in Paradiso.